venerdì 18 gennaio 2013

Fratelli d'Italia. Ma quali?

Ha avuto meno risalto rispetto alle vicende legate ai contrassegni "clonati" di Movimento 5 Stelle e Rivoluzione civile (i primi presentatori degli emblemi quasi identici, Massimiliano Foti e Max Loda, hanno rinunciato a modificare il contrassegno, così come a opporsi alla sostituzione richiesta dal Viminale, per cui il loro emblema non potrebbe comunque finire sulle schede elettorali) e a quello di Monti (Samuele Monti, invece, ha scelto di rivolgersi all'Ufficio elettorale centrale nazionale), ma merita un po' di attenzione specifica la questione "Fratelli d'Italia". Fratelli-coltelli, verrebbe da dire, considerando che si tratta di una disfida tutta interna al centrodestra.
Ricapitolando le puntate: il 20 dicembre dell'ormai trascorso 2012 Giorgia Meloni, assieme a Guido Crosetto e Ignazio La Russa, fonda "Fratelli d'Italia - Centrodestra nazionale". Il simbolo, molto ma molto debitore del vecchio emblema di Alleanza nazionale, era stato sfornato qualche settimana prima dal Pdl ed ex An Massimo Corsaro (per i "Circoli del Centrodestra nazionale"), ma all'ultimo minuto la scritta è finita alla base del simbolo, per lasciare il posto più evidente al primo verso del Canto degli Italiani di Mameli. Vari elettori di sinistra non sono contenti (perchè qualcuno dovrebbe mettere le mani su un inno che è anche loro?) ma, nel centrodestra, c'è chi è ancora meno contento.
Si tratta degli aderenti al "Movimento politico Fratelli d'Italia", che ha in Maurizio Cammalleri il suo portavoce. Il movimento in questione è stato fondato nel 2007 a Marsala, ha operato a vario titolo in varie regioni d'Italia e negli anni ha partecipato a elezioni di vario livello, assumendo incarichi istituzionali di vario tipo. Presso l'Ufficio italiano brevetti e marchi è depositato il primo emblema del gruppo politico (che risale già al 2006, anche se il marchio è stato registrato con effetto successivo): all'interno del cerchio campeggia chiaramente l'effigie di Ettore Fieramosca a cavallo (che brandisce una spada con bandierina tricolore), mentre un profilo tricolore dell'Italia fa capolino sullo sfondo.
Il simbolo si è poi leggermente modificato, con una striscia tricolore alla base dell'immagine e la denominazione del partito in alto a destra, più visibile di prima. Poco dopo il contrassegno cambia ancora: alla base, un'ondina tricolore (a bande verticali) e, su fondo blu, il cavaliere appare in tutta la sua figura, tracciata in bianco senza più dettagli e identità.
Saputo che Crosetto e Meloni volevano costituire Fratelli d'Italia, il movimento li ha diffidati perché l'uso del nome cessasse immediatamente e, vedendo che nulla è cambiato, ha scelto di presentare comunque il proprio simbolo alle elezioni. FdI-Meloni è stato depositato per primo, FdI-Cammalleri diverse posizioni dopo: l'esame del Ministero dell'interno, dando quasi certamente atto a Crosetto e Meloni della notorietà conquistata nei giorni precedenti grazie ai media, ha ammesso quel contrassegno, invitando il movimento a cambiare il proprio. A nulla è valso che il movimento Fratelli d'Italia sia stato fondato prima, non è bastato che la grafica dei due emblemi sia del tutto diversa.  
"Nelle pubblicazioni rilasciate dal Ministero degli Interni - mi spiega ora Cammalleri - si legge che l'esame è rigoroso e si deve basare sulla storicità del simbolo, non importa se esso sia stato usato o meno in Parlamento. La notorietà di 'Fratelli d'Italia - Centrodestra nazionale' deriva da quella dei suoi fondatori, ma il loro movimento non ha storicità; noi non abbiamo notorietà, ma la storicità. Abbiamo partecipato ad elezioni comunali e provinciali eleggendo consiglieri, avendo assessorati ecc. In poche parole, abbiamo i requisiti di legge. Può la legge, davanti a queste evidenze, decidere di applicare una sorta di regola del più forte?"
Dire che il Movimento Fratelli d'Italia ha genericamente torto non sembra corretto: per quanto mi riguarda, non ci sarebbe alcun problema a mantenere entrambi gli emblemi, se non altro per rispetto alla storia certamente precedente del movimento e per l'assoluta non confondibilità grafica dei due emblemi. In passato in effetti è stato ammesso che contrassegni graficamente diversi potessero convivere senza troppi problemi. Nel mezzo, tuttavia, si è inasprita la legge: il testo dell'art. 14 comma 3 del testo unico per l'elezione della Camera ora precisa che "Non è ammessa la presentazione di contrassegni identici o confondibili (...) con  quelli riproducenti simboli, elementi e diciture, o solo alcuni di essi, usati tradizionalmente da altri partiti"; se si aggiunge che per il comma 4 (o 3-bis) sono elementi di confondibilità anche "le parole o le effigi costituenti elementi  di  qualificazione  degli orientamenti o finalità politiche connesse al partito o alla forza politica di riferimento anche se in diversa composizione o rappresentazione grafica", il quadro si completa. Lo stesso nome, in sostanza, non garantirebbe comunque la non confondibilità, almeno secondo le nuove regole. 
Se il Movimento Fratelli d'Italia fosse riuscito a presentarsi per primo, probabilmente sarebbe stato possibile un tentativo di convivenza tra omonimi (o, comunque, nessuno avrebbe potuto accusare il movimento di aver depositato il simbolo solo per arrecare disturbo a Meloni & co., proprio in ragione della sua attività); l'ordine che in effetti c'è stato non ha potuto che tutelare il partito di Crosetto. Anche se, per farlo, ha sacrificato un'aspirazione legittima di un gruppo sociale. 

P.S. (19/01/2013) Anche l'Ufficio elettorale centrale nazionale, cui il movimento si era rivolto, ha bocciato il simbolo con Ettore Fieramosca: i due emblemi, pur non simili graficamente, sono confondibili per la parte testuale. Nessun simbolo in più sulla scheda, dunque; non è escluso che Meloni & co. stiano tirando un sospiro di sollievo.

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