domenica 13 gennaio 2013

Se il Sacro romano impero si mette in gioco

Sembrava finita, l'ultima giornata di deposito dei contrassegni per le prossime elezioni politiche. Qualcuno probabilmente aspettava che si facessero le 16 per chiudere le bacheche del corridoio del Viminale (sette completamente piene, un'ottava con una decina di simboli dentro), almeno fino a martedì quando i funzionari del Ministero avranno deciso quali simboli dovranno essere sostituiti e quali invece potranno finire direttamente sulle schede, se si raccoglieranno le firme per le liste.
Non era finita per lei invece, per l'Imperatrice. Come definire altrimenti Mirella Cece, avvocato con specializzazione in diritto canonico, lunga militanza nel Pli, poi nella Dc, che meglio di chiunque altro conosce la fase di presentazione degli emblemi ed è ben presente a giornalisti e "colleghi di deposito", soprattutto da quando (a partire dalle elezioni europee del 1994) ha presentato un simbolo inconfondibile con la sua effigie, quello del Sacro romano impero cattolico, che poi sarebbe diventato anche liberale. E' lei che, facendo imperterrita la fila davanti al Viminale, si preoccupa di disciplinare la coda degli aspiranti depositanti di contrassegni; è lei che, elezione dopo elezione, ha arricchito sempre di più il proprio emblema, fino all'ultima versione, adottata nel 2009, che costituisce un po' la summa del suo pensiero politico (e anche teologico-religioso, volendo).
Non era finita perché, in una sua visita al Ministero nella giornata di oggi, è stata avvicinata dai rappresentanti del Partito dei cattolici, due avvocati napoletani che già nel 2004 e nel 2006 avevano presentato il loro simbolo decisamente complesso (e affascinante, per chi ama le immagini religiose, tra creazione dell'uomo, cacciata dall'Eden, Agnello regnante e vegliante sull'Europa e luce promanante dalla Roma della fede) alle elezioni di quegli anni. Loro hanno chiesto e ottenuto che il Sacro romano impero liberale cattolico di Mirella Cece si coalizzasse con il Partito dei cattolici: l'idea di un polo profondamente ispirato alla fede e alla religione (e sotto l'egida di una simbologia difficile da equivocare) ha convinto la donna, che ha sottoscritto l'apparentamento.
Superata la fase di ammissione dei due contrassegni - ma nessuno di essi avrà problemi di alcun tipo, lo si può dire facilmente - si aprirà la partita delle candidature: già ora, a dire il vero, Mirella Cece e i responsabili del Partito dei cattolici sono al lavoro, per non mancare l'obiettivo. Lei non è certo nuova a queste esperienze - nel 1993 si candidò anche a sindaco di Roma, col suo Movimento liberal-cristiano "Giustizia e libertà" - ma questa sfida sembra entusiasmarla molto: quale che sia il risultato, la sua dignità di Imperatrice non ne uscirà minimamente scossa.

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